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lunedì 11 settembre 2023

Günther Grunert - E' ora di fermare la follia dello Schuldenbremse!

"I deficit di bilancio possono essere sostenuti indefinitamente senza generare pressioni inflazionistiche, a condizione che la domanda aggregata non superi la crescita delle capacità produttive. Sarebbe sensato quindi abolire il "freno al debito" il più rapidamente possibile, ma ciò richiederebbe un emendamento costituzionale, che richiede a sua volta una maggioranza qualificata dei due terzi nel Bundestag. E questo probabilmente non accadrà nell'immediato futuro...la discussione quindi continuerà, accompagnata da bilanci ombra che aggirano il "freno al debito" in modi creativi, come ad esempio i fondi speciali miliardari." scrive l'economista tedesco Guenther Grunert su Makroskop. Una riflessione molto interessante sull'assurdità del cosiddetto freno al debito, lo Schuldenbremse, vale a dire il pareggio di bilancio aggiustato per il ciclo, un vero tabu' intoccabile della politica tedesca, ora difeso anche dalla Ampelkoalition. Da Makroskop.eu


schwarze Null, zero nero, schauble

Cresce l'incertezza in merito alle regole sullo Schuldenbremse. Alcuni ne chiedono una nuova sospensione a causa degli investimenti statali necessari durante le crisi economica. Tuttavia, la maggioranza continua a sostenere la regola suldebito,  basandosi essenzialmente sull'argomento della giustizia intergenerazionale.

L'ex ministro delle Finanze della SPD, Peer Steinbrück, quando gli è stata posta la domanda su cosa ricorderà del suo mandato, ha risposto: "Il freno al debito. Ne sono orgoglioso". E questo sembra essere un successo, ma in realtà lo strumento del freno all'indebitamento è stato controverso fin dall'inizio ed è ora nuovamente al centro di un acceso dibattito.

Il freno all'indebitamento venne introdotto nel 2009 e stabilisce che la Federazione e i Länder hanno l'obbligo fondamentale di chiudere i propri bilanci in pareggio, tenendo conto delle condizioni economiche. Per il governo federale, la regola del bilancio strutturalmente equilibrato è considerata rispettata se il deficit strutturale, cioè il nuovo debito depurato dalle fluttuazioni cicliche, non supera lo 0,35% del prodotto interno lordo (PIL).

A differenza dell'approccio dello "schwarze Null", che implica un divieto generale di indebitamento per lo Stato, indipendentemente dalla situazione economica, il freno al debito consente un certo margine di manovra per l'assunzione di prestiti statali in periodi di recessione, con l'obiettivo di ripagare il debito nella successiva fase di ripresa. In definitiva, ciò comporta un divieto di indebitamento a medio termine nel corso del ciclo economico.

leader della ampelkoalition


Posizioni contrastanti e alleanze insolite

Dopo una pausa di tre anni dovuta alla pandemia di COVID-19 e alle conseguenze della guerra in Ucraina, il freno al debito dovrà essere nuovamente rispettato. Tuttavia, si sta verificando una resistenza.

Nonostante i partiti della Ampelkoalition abbiano concordato nell'accordo di coalizione di rispettare la regola sul debito, questa potrà essere sospesa in caso di catastrofi naturali o altre situazioni di emergenza straordinarie "che sfuggono al controllo dello Stato e che incidono significativamente sulla situazione finanziaria dello Stato".

Gli oppositori di un ritorno allo Schuldenbremse fanno appello a questa clausola. Ad esempio, il capo del governo di Berlino, Kai Wegner (CDU), ha proposto di sospendere la norma per (altri) cinque anni per consentire gli investimenti necessari, come nuove scuole, aiuti per l'edilizia residenziale e l'accesso all'energia economica. Wegner ha ottenuto il sostegno di Michael Hüther, capo dell'Istituto dell'economia tedesca (IW), vicino ai datori di lavoro, il quale in un'intervista a Der Spiegel ha affermato che "sono necessari ulteriori investimenti statali, per i quali dovremmo contrarre nuovi prestiti in modo mirato".

Come già sottolineato da Malte Kornfeld su MAKROSKOP, si stanno udendo toni insoliti nel dibattito attuale. In passato, membri della CDU ed economisti vicini ai datori di lavoro erano noti per sostenere il risparmio e opporsi all'indebitamento pubblico. Quindi, il nuovo orientamento rappresenta una sorpresa, soprattutto considerando che il Cancelliere Olaf Scholz (SPD) ha recentemente appoggiato in maniera chiara lo Schuldenbremse nella legge di bilancio. Ha dichiarato che i limiti all'indebitamento previsti nel progetto di bilancio sono "un passo nella giusta direzione" e ha affermato che il bilancio è ora "sulla giusta strada".

Anche il Ministro dell'Economia Robert Habeck (Verdi) ha respinto le richieste di sospensione del freno al debito in una recente intervista, sempre che non accadano eventi imprevisti. Egli ritiene che la sospensione "non sia giustificata dai dati economici né dall'accordo di coalizione".

Tuttavia, è da notare che questa nuova dinamica non ha completamente ribaltato le posizioni politiche. Alcuni membri della SPD, come Franziska Giffey, leader della SPD di Berlino, e il membro del Bundestag Sebastian Roloff, sostengono la sospensione temporanea del freno al debito. D'altro canto, molti politici della CDU si oppongono fermamente a qualsiasi modifica al freno al debito, tra questi il segretario generale della CDU Carsten Linnemann, il segretario generale della CDU/CSU Thorsten Frei e il presidente federale della JU Johannes Winkel.

Anche Habeck difende lo Schuldenbremse


Tuttavia, come osserva giustamente Malte Kornfeld, le tradizionali linee di demarcazione tra conservatori, che solitamente sostenevano una rigorosa disciplina di bilancio, e la sinistra sociale, che spesso ha visto la spesa pubblica finanziata dal debito come necessaria e sensata, stanno diventando sempre più sfocate. L'unico partito che sembra coeso nella sua opposizione al cambiamento del freno al debito è l'FDP. Al contrario, i Verdi, con la leader Ricarda Lang in testa, non chiedono l'abolizione dello Schuldenbremse ma piuttosto la sua elusione.

E questa rappresenta una differenza chiave rispetto a una precedente commissione di esperti dei Verdi guidata da Anja Hajduk, che aveva in passato chiesto un rafforzamento del freno al debito e un avanzo di bilancio permanente "di almeno l'1% del PIL all'anno".

I sostenitori della FDP giustificano la loro posizione sostenendo l'argomento della "giustizia intergenerazionale". La FDP bavarese sottolinea che una politica di bilancio sostenibile implica anche la giustizia tra le generazioni, sostenendo che il rispetto del freno al debito serve a proteggere le future generazioni dalle tasse necessarie per ripagare il debito contratto oggi. Lo stesso argomento è fatto proprio anche dalla CDU, con membri come Thorsten Frei e Christian Haase che vedono il freno al debito come un modo per evitare di gravare eccessivamente sulle spalle delle generazioni future.

In sintesi, il dibattito sul freno al debito è diventato più complesso, con una crescente sfumatura di posizioni tra i diversi partiti politici. La giustizia intergenerazionale rimane un argomento centrale nel dibattito.

È sorprendente che l'argomento riguardante il debito accumulato dalla generazione attuale a scapito delle future generazioni sia stato propagato per decenni, nonostante possa essere facilmente smentito dalla realtà. Ad esempio, negli Stati Uniti, dove sono disponibili dati storici completi e affidabili, durante la Seconda Guerra Mondiale, la spesa pubblica ha portato a deficit di bilancio enormi, superando il 20% del PIL in alcuni casi. Questi deficit hanno triplicato il debito nazionale, passando dal 38,6% del PIL nel 1941 al 116% nel 1945, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Secondo l'argomento del debito futuro, questa situazione avrebbe dovuto causare un onere insostenibile per le generazioni successive.

Tuttavia, la realtà è stata diversa. Né i "baby boomers" nati tra il 1946 e il 1964 né i loro genitori sono stati gravati dal debito pubblico accumulato durante la guerra. Anzi, tra il 1950 e il 1973, hanno vissuto un periodo di crescita economica elevata, aumento dei redditi, bassa disoccupazione e bassa inflazione, noto come l'"età dell'oro del capitalismo".

Questo è stato possibile perché il debito pubblico non è stato ripagato direttamente attraverso tasse più elevate che avrebbero ridotto i redditi privati. Il debito pubblico, infatti, viene spesso "rollato", ovvero quando scadono i titoli di Stato, ne vengono emessi di nuovi per rimborsare quelli scaduti. In pratica, l'ammontare totale del debito pubblico di solito non diminuisce significativamente e cresce più o meno in linea con l'economia. Questa pratica è comune non solo negli Stati Uniti ma in tutti i Paesi sviluppati.

Pertanto, l'idea che il governo possa risparmiare in modo discrezionale per ridurre il debito è errata. La posizione di bilancio è influenzata da molti fattori, tra cui lo sviluppo economico e gli equilibri fiscali settoriali. Non è unicamente determinata dalla volontà di risparmiare del governo.

La dipendenza dall'andamento economico influisce notevolmente sul saldo di bilancio, il quale non è sotto il controllo diretto dei responsabili politici. Mentre i politici possono stabilire alcune spese, fissare aliquote fiscali e fare previsioni sul totale delle entrate e delle spese a fine anno, non possono influenzare attivamente le dinamiche di bilancio durante l'anno. Il saldo fiscale, che può essere avanzo, pareggio o deficit, è un risultato residuale del processo economico.

Poiché il saldo di bilancio è ampiamente determinato dalle esigenze del sistema economico, non può essere fissato arbitrariamente come un obiettivo in anticipo. L'uso di regole fiscali rigide e arbitrarie, come i limiti al deficit, non ha senso. Ad esempio, se il governo federale taglia la spesa durante una recessione economica per evitare di superare un limite prefissato di deficit, ciò può peggiorare e prolungare la recessione a causa degli effetti in termini di feedback negativi. E questo può creare un circolo vizioso di tagli alla spesa federale, calo della crescita economica, aumento della disoccupazione, riduzione delle entrate fiscali, aumento della spesa sociale, aumento del deficit di bilancio e nuove misure di riduzione della spesa.



È importante considerare anche gli equilibri fiscali settoriali, poiché esiste un'interdipendenza tra i saldi dei vari settori economici. I saldi finanziari dei settori economici devono sempre sommarsi a zero.

Se il governo federale punta a un saldo di bilancio che non è compatibile con il saldo di bilancio desiderato dal settore non federale, il reddito nazionale si aggiusta verso l'alto o verso il basso quando i sottosettori del settore non federale modificano i loro livelli di spesa. Gli stabilizzatori automatici portano quindi il saldo di bilancio verso il livello desiderato dal settore non federale.

In sintesi, il saldo fiscale e la crescita del debito pubblico sono influenzati principalmente dal desiderio del settore privato nazionale e di altri settori di accumulare attività finanziarie nette. I disavanzi pubblici vengono assimilati da questi settori come entrate, e solitamente essi desiderano risparmiare parte di queste entrate in modo netto per ragioni di sicurezza finanziaria o preparazione alle emergenze, come la disoccupazione o le spese mediche, o per il risparmio previdenziale.

Gli aumenti del debito pubblico spesso suscitano preoccupazioni, sostenendo erroneamente che innalzino i tassi di interesse, rallentino la crescita economica e alimentino l'inflazione. Tuttavia, questa valutazione non solo è imprecisa ma sottostima anche i benefici che i deficit di bilancio e il debito pubblico apportano all'economia.

In primo luogo, i deficit di bilancio supportano i redditi privati, poiché aumentano la liquidità nell'economia più di quanto venga prelevato attraverso le tasse. Inoltre, rafforzano gli investimenti privati stabilizzando i volumi delle vendite previsti e l'utilizzo delle capacità produttive, che sono i principali driver degli investimenti aziendali.

In secondo luogo, i deficit di bilancio si riflettono nel debito pubblico, ma i titoli di stato sono strumenti finanziari privi di rischio e altamente liquidi, essenziali per il sistema finanziario. Consentono al settore non federale di investire in modo sicuro e fungono da garanzie per le banche e altre istituzioni finanziarie, come i fondi pensione.

In terzo luogo, non esiste una correlazione tra il bilancio del governo e i tassi di interesse. I deficit di bilancio non innalzano i tassi di interesse, mentre i surplus di bilancio non li abbassano. I tassi di interesse sono determinati dalla politica monetaria della banca centrale, con i tassi d'interesse nominali come principale strumento.

La banca centrale regola i tassi d'interesse a breve termine e influenza notevolmente quelli a lungo termine. Anche se la banca centrale non interviene direttamente nei mercati obbligazionari, di solito i tassi d'interesse a lungo termine seguono quelli a breve termine. La banca centrale può acquistare o vendere titoli di stato per influenzare i tassi a lungo termine.

In quarto luogo, il legame spesso sottolineato tra deficit di bilancio e inflazione non è valido. I deficit elevati, come durante la Seconda Guerra Mondiale o la pandemia di COVID-19, non sono correlati a un'alta inflazione. I deficit di bilancio regolari inferiori al 5% del PIL sono associati a diverse dinamiche dei prezzi, tra cui alta inflazione e deflazione. Un deficit può essere inflazionistico solo se le risorse reali (lavoro, capacità produttiva, tecnologia, materie prime) sono limitate, e se non si prendono misure per contrastare l'inflazione quando si raggiunge la piena occupazione.

In conclusione, le preoccupazioni riguardo alle conseguenze dei deficit elevati e dell'indebitamento pubblico crescente sono infondate. Il governo dovrebbe invece cercare di adattare il proprio bilancio alle esigenze del settore non pubblico in termini di risparmio netto e per mantenere la piena occupazione. I deficit di bilancio possono essere sostenuti indefinitamente senza generare pressioni inflazionistiche, a condizione che la domanda aggregata non superi la crescita delle capacità produttive.

Sarebbe sensato quindi abolire il "freno al debito" il più rapidamente possibile, ma ciò richiederebbe un emendamento costituzionale, che richiede a usa volta una maggioranza qualificata del due terzi nel Bundestag. Attualmente, sembra che questo non possa avvenire nell'immediato futuro, quindi la discussione continuerà, accompagnata da bilanci ombra che aggirano il "freno al debito" in modi creativi, come ad esempio i fondi speciali miliardari.


Günther Grunert è socio-economista e scienziato sociale. Ha lavorato presso le scuole professionali della città di Osnabrück fino al 2020 e pubblica regolarmente su temi macroeconomici. La sua ricerca si concentra sulla teoria monetaria e sulla politica economica.



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martedì 1 agosto 2023

Peter Bofinger - "C'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella politica del governo federale"

Anche se gli ultimi dati sull'economia tedesca sono alquanto preoccupanti, il governo federale intende restare fedele alla disciplina dello Schuldenbremse prevista dalla Costituzione e ridurre in maniera rapida il deficit di bilancio. Anche il grande economista tedesco Peter Bofinger è convinto che Christian Lindner non sia in grado di comprendere appieno le gravi implicazioni della sua politica di bilancio in un paese già in recessione. Un'intervista molto interessante del Tagesspiegel al grande economista tedesco Peter Bofinger 


Herr Bofinger, alla luce delle recenti previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale, lei ha recentemente posto una domanda al ministro delle Finanze tedesco via Twitter riguardo alla direzione presa dalla Germania, considerando la contemporanea prospettiva di crescita più bassa e il deficit di bilancio più basso. Ha ricevuto una risposta da Christian Lindner?

No, non ho ricevuto alcuna risposta da parte di Christian Lindner.

A differenza di lui, lei però sembra essere dell'opinione che il governo di coalizione stia seguendo la strada sbagliata in termini di politica economica e finanziaria.

In Germania ci troviamo di fronte a numerose sfide, come quelle nel campo della politica climatica, energetica e industriale, nonché nell'edilizia residenziale, solo per citarne alcune. Il nostro problema principale è che, in questa situazione, stiamo dando la priorità ai problemi minori invece di affrontare le sfide più grandi.

Cosa intende dire con ciò?

Intendo dire che la determinazione politica ad evitare l'indebitamento sta condizionando tutte le altre decisioni, eppure non è del tutto comprensibile, visto che la Germania ha il più basso rapporto di indebitamento rispetto agli altri grandi Paesi industrializzati. Questo limita inutilmente il nostro margine di manovra nel superare le sfide che ci troviamo di fronte. Abbiamo le stesse opportunità della Cina, degli Stati Uniti, della Francia o dell'Italia, ma non le stiamo sfruttando appieno perché la FDP ha impostato altre priorità nel governo di coalizione. Quindi, sì, penso che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel governo federale.

Conosce certamente uno dei contro-argomenti della FDP, ossia il rispetto della Costituzione. A differenza di situazioni come la crisi pandemica o il conflitto in Ucraina, non si tratta più di crisi imprevedibili che giustifichino un ulteriore allentamento del freno al debito.

Non vedo questa situazione come del tutto normale. Almeno il Partito Socialdemocratico (SPD) e i Verdi dovrebbero discutere se la nostra interpretazione restrittiva della legge sia ancora giustificata. E secondo questa interpretazione rigida, il freno al debito è un vincolo che ci priva di prospettive di politica economica.

Quale sarebbe il suo consiglio?

La SPD potrebbe proporre di creare un fondo speciale da 50 miliardi di euro per l'edilizia sociale. Questa non sarebbe stata una buona idea due o tre anni fa quando il mercato immobiliare era già surriscaldato, ma in una fase in cui il settore edilizio sta soffrendo e c'è un enorme problema abitativo nelle città, questa sarebbe un'opportunità brillante.

La FDP dovrebbe spiegare perché è contraria a questa idea. Purtroppo, la SPD e i Verdi hanno già la convinzione che un tale accordo con loro sarebbe problematico, secondo il motto: "Comunque non funzionerà". Per questo motivo, trovo positivo che la leader dei Verdi, Ricarda Lang, stia già parlando di un "programma di investimenti".

mercoledì 26 febbraio 2020

Verso il superamento del pareggio di bilancio (forse)

Ora che anche l'industria tedesca si trova in una profonda recessione, il socialdemocratico Olaf Scholz probabilmente vuole sfruttare la fase di estrema debolezza elettorale della CDU per mettere in discussione un pilastro del rigorismo germanico, lo Schuldenbremse, ovvero il pareggio di bilancio aggiustato per il ciclo economico. Ne scrive Der Spiegel


Il Ministro delle finanze federale Olaf Scholz intende sospendere temporaneamente lo Schuldenbremse (pareggio di bilancio aggiustato per il ciclo) inserito nella Costituzione tedesca in modo da poter alleggerire la situazione debitoria degli enti locali. Secondo le informazioni disponibili a Der Spiegel, Scholz e il suo segretario di stato Rolf Bösinger stanno discutendo un progetto in tale direzione che sarà presentato a marzo. 

L'obiettivo di fondo del Ministero delle finanze sarebbe quello di ridurre l'indebitamento per le città finanziariamente piu' deboli. Scholz vorrebbe farsi carico di una parte del vecchio debito. Affinché questo trasferimento degli oneri debitori possa essere effettuato in conformità con la Costituzione, tuttavia, dovrà essere creata una sorta di esenzione una-tantum. Un tale provvedimento sarebbe necessario in quanto il "tetto all'indebitamento" pone dei limiti rigorosi ai prestiti federali. Al fine di sospendere la legge costituzionale e poiché il governo federale interviene nelle competenze degli Stati federali, sarà necessario modificare la Legge Fondamentale.

Il piano di Scholz tuttavia ha un notevole potenziale di conflitto:

- Innanzitutto, per poter modificare la Costituzione ha bisogno di una maggioranza di due terzi al Bundestag e al Bundesrat - e quindi anche dei voti dell'opposizione. In particolare, ci si aspetta una forte resistenza da parte della FDP

- In secondo luogo, Scholz si allontana dal corso politico orientato ad una rigorosa riduzione del debito che aveva ereditato dal suo predecessore Wolfgang Schäuble (CDU).

- In terzo luogo, a beneficiare del piano sarebbero i comuni del Nordrhein-Westfalen, della Renania-Palatinato e della Saarland. In considerazione del progetto, tuttavia, anche altre regioni avevano presentato delle richieste.

Ad esempio le regioni della Germania orientale chiedono che lo stato si faccia carico dei vecchi debiti delle loro società immobiliari. Scholz ha respinto tali richieste facendo sapere  che fra i diversi Laender non dovrebbe esserci "alcuna forma di gelosia".

La riduzione del debito dovrebbe consentire ai comuni di investire di più in scuole, strade e scuole materne. Per fare tali investimenti, tuttavia, in alcune città e comuni mancano i soldi in quanto le amministrazioni locali sono gravate da interessi e dal rimborso del debito.

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martedì 10 settembre 2019

Perché il governo, con la scusa di salvare il clima, in realtà vuole distribuire interessi al 2% annuo

Il vero obiettivo del piano da 50 miliardi di euro ideato dal governo tedesco per salvare il clima: distribuire il 2% annuo ai risparmiatori tedeschi, alquanto avvelenati dopo anni di tassi sotto zero. Ne parla Manager Magazin



Il nuovo piano per il clima della CDU/CSU contiene una grande sorpresa: i partiti dell'Unione non solo hanno lasciato poco spazio all'imposta sulla CO2 di cui si era discusso accesamente, ma si apprestano a lanciare il progetto di un "bond per l’ambiente". Il ministro per lo sviluppo economico Peter Altmaier ha presentato il suo piano in un'intervista ai giornali regionali del Gruppo Funke. Secondo l'agenzia di stampa Dpa, anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel, durante la riunione a porte chiuse del gruppo parlamentare, avrebbe mostrato una certa simpatia per l'idea. 



Da dove arriva l'idea? 



Il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt ha lanciato la nuova parola magica in un’intervista alla "Bild am Sonntag" del 25 agosto: si chiamerà "bond per il clima". Le prime reazioni sono state piu’ o meno del tenore: ancora una volta un'idea improvvisata da parte della CSU, come era già accaduto con il fallimento del pedaggio autostradale. E’ alquanto sorprendente pertanto, che la CDU, partito fratello, usi il suo peso politico per portare avanti questo progetto. 



Quali sono i vantaggi promessi? 


"Abbiamo la reale possibilità di crare un ampio movimento civico in favore del clima", ha detto Dobrindt. "Voglio vedere tassi di interesse positivi per gli investimenti climatici, e nessun tasso di interesse negativo che distrugge il risparmio". 

Si stanno mischiando diversi obiettivi politici, che inizialmente hanno poco a che fare l'uno con l'altro: investire miliardi di euro nella difesa del clima e offrire ai risparmiatori un ritorno positivo. Dobrindt si è persino impegnato ad offrire un tasso di interesse del 2% all'anno - e Altmaier ha ribadito la promessa. 

Quale dovrebbe essere la portata del programma? 

Altmaier parla di un volume fino a 50 miliardi di euro e di una durata fino al 2030. Questa somma "contribuirebbe a far risparmiare molti milioni di tonnellate di CO2". 

Può andare d’accordo con lo lo Schwarze Null? 

Per niente. Le obbligazioni sono debito. La maggior parte degli economisti tuttavia chiede di allentare l'obiettivo del pareggio di bilancio e rendere un po’ piu’ flessibile lo Schuldenbremse inserito nella Legge fondamentale, in favore di investimenti per il futuro - o addirittura per sostenere la congiuntura economica. Farlo non costerebbe nulla, visto che il governo federale può idebitarsi a tassi di interesse negativi, quindi i debitori dovrebbero rimborsare meno denaro di quello che hanno preso a prestito. 

L'Unione tuttavia non ne vuole sapere e vuole tenersi stretto lo "Schwarze Null" come marchio distintivo. Altmaier perciò vorrebbe spostare il nuovo debito per il clima su di un bilancio ombra parallelo: una fondazione privata sostenuta con circa due miliardi di euro all'anno garantiti dal governo federale, soldi necessari per pagare gli interessi positivi. 

Non ci sono già I bond verdi sul mercato? 

Certamente, I "Green Bonds" hanno già un certo peso sul mercato obbligazionario. Uno dei principali emittenti è la banca pubblica per lo sviluppo, la KfW, che ad esempio finanzia le energie rinnovabili o la ristrutturazione di edifici. Lo stesso Dobrindt aveva in mente la KfW come emittente dei nuovi titoli climatici. 

Per i green bond emessi fino ad ora, la KfW, che sul mercato dei capitali ha il rating di un debitore praticamente privo di rischio grazie alla copertura del governo federale, al momento offre dei tassi di interesse negativi, proprio come il governo federale, tranne che sui titoli emessi in valute estere, come lo yuan cinese. In quel caso gli investitori tuttavia devono sopportare il rischio di cambio. Se vuoi un avere un ritorno, del resto devi anche correre un rischio. Questo principio di mercato minerebbe alla base il modello Dobrindt-Altmaier. Per inciso, l'offerta di investimenti garantiti dal governo con un tasso di interesse positivo potrebbe anche ridurre la domanda di obbligazioni emesse dai privati. 

Quanto costerebbe? 

Lo stato rinuncerebbe volontariamente al vantaggio del tasso di interesse negativo. Invece di un corposo meno 0,5 %, come accade sul mercato aperto, pagherebbe sul nuovo debito il 2 % di interessi annui. Il differenziale di interesse di 2,5 punti percentuali ammonterebbe a un miliardo annuale. "Anche un bambino di tre anni capisce che non si tratta di un buon affare", critica il deputato della Linke Fabio De Masi. 

Alla fine, le nuove obbligazioni sarebbero soprattutto un regalo per i risparmiatori, a spese dei contribuenti.
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lunedì 9 settembre 2019

Anche Habeck mette in discussione il pareggio di bilancio

Un'altra voce si aggiunge al coro di critiche nei confronti del pareggio di bilancio, ed è una voce di peso, quella di Robert Habeck, l'uomo che probabilmente sfiderà la CDU di AKK alle prossime elezioni per il posto di Cancelliere. Sono stati sufficienti 3 o 4 trimestri senza crescita economica per cambiare radicalmente l'orientamento rigorista della politica tedesca. Ne scrive Die Zeit


Il segretario dei Verdi Robert Habeck, in considerazione della recessione in arrivo in Germania, chiede un allentamento della rigida disciplina di bilancio applicata dalla Große Koalition. "Vogliamo estendere i requisiti di stabilità europei alla Germania e tramite questi aggiornare lo Schuldenbremse (freno al debito). Ciò darebbe allo stato  la possibilità di avere a disposizione tra i 30 e i 35 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno", ha detto in un'intervista alla Welt am Sonntag. Lo Schuldenbremse, nella sua forma attuale, ci arriva da un periodo in cui la capacità di azione della politica era limitata dagli alti tassi di interesse.

Il denaro dovrebbe finire in un fondo per gli investimenti al di fuori del budget annuale e aperto alle necessità dei Laender e dei comuni. "Ci si potrebbero finanziare, ad esempio, le infrastrutture, la copertura della banda larga, la ristrutturazione delle scuole, i palazzetti dello sport, le piscine e l'estensione della rete ferroviaria", ha affermato Habeck. Per dare maggiori garanzie al fondo per gli investimenti, i Verdi chiedono un emendamento costituzionale.

Habeck si pronuncia anche in favore di un sostegno alla nuova coalizione di governo italiana fra Movimento Cinque Stelle e PD. "Anche la Germania trae beneficio dal fatto che l'economia italiana cresca, per questo non dovremmo insistere su una rapida riduzione del debito, ma concentrarci sulla necessità di rimettere in sesto l'economia italiana", ha detto Habeck alla Welt am Sonntag. L'Italia è un "paese chiave", sempre secondo Habeck.


domenica 8 settembre 2019

Sostiene Scholz

Secondo la stampa italiana il Ministro delle Finanze tedesco sarebbe pronto ad aprire i cordoni della borsa e a fare piu' deficit pubblico. Le parole di Scholz riportate dalla stampa tedesca, tuttavia, descrivono uno scenario alquanto diverso. Da Handelsblatt


(...)"Facendo debiti, non si guadagna mai"

A chi chiede al governo federale, in considerazione dei tassi di interesse negativi e del rallentamento economico, di investire di piu' e di fare piu' debito, Scholz risponde molto tiepidamente: "facendo debiti, non si guadagna mai, anche se ci troviamo in uno scenario di tassi di interesse negativi", ha detto il Ministro delle finanze. "In ogni caso i debiti restano e aspettano che qualcuno li ripaghi."

In linea di principio vorrebbe continuare a perseguire una "solida politica di bilancio" e a guardare con attenzione a quali settori abbiano maggiormente bisogno di investimenti pubblici, ha affermato Scholz. A suo avviso sarebbe appropriato un aiuto per quei comuni fortemente indebitati. In linea di principio, il governo federale sta già investendo molto di più rispetto agli anni precedenti, ha affermato Scholz.


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Trucchi tedeschi - Una fondo pubblico fuori bilancio per fare debito e salvare il clima

Dopo aver imposto lo Schuldenbremse (pareggio di bilancio) a livello federale, regionale e in mezza Europa, i politici di Berlino assistono impotenti all'avanzata di AfD e dei Verdi. Per non perdere la faccia e cercare di salvare il salvabile propongono di creare un fondo pubblico fuori dal bilancio dello stato, con il compito di salvare il clima e di distribuire un po' di interessi ai risparmiatori tedeschi ormai stremati dopo anni di tassi a zero. Ne scrive Der Spiegel



Il tema della difesa del clima nel governo tedesco ultimamente è diventato molto popolare. I politici ogni giorno lanciano dei nuovi suggerimenti per potersi profilare come i paladini del risparmio di CO2. Solo una cosa però sembra essere importante, il miracolo verde deve costare il meno possibile.



Il ministro dell'economia Peter Altmaier (CDU) recentemente avrebbe escogitato un trucco magico per proteggere il clima senza danneggiare il bilancio pubblico.

Il ministro appoggia infatti la creazione di una cosiddetta "Fondazione per il clima", la quale dovrà emettere obbligazioni per conto del governo federale - "con un tasso di interesse garantito del 2% nell'arco di dieci anni", secondo quanto sottolineato da Altmaier ai giornali del "Funke Mediengruppe". Chiunque presterà del denaro allo stato farà contemporaneamente qualcosa di buono per il clima e in considerazione dei bassi tassi di interesse, avrà un ritorno tutto sommato decente.

Con questo denaro, la fondazione dovrà quindi finanziare misure per la protezione del clima, senza pagare interessi. Se la fondazione spenderà piu' denaro di quello che entra, sarà lo stato a dover aggiungere fino a due miliardi di euro all'anno per tenerla in funzione

Il governo federale si indebita ad un tasso piu' economico

Il vantaggio, tuttavia, sarebbe evidente: il finanziamento del programma di protezione del clima - Altmaier parla di un volume totale fino a 50 miliardi di euro - sarà, almeno in parte, esternalizzato su di un bilancio secondario. Nel bilancio federale, infatti, comparirebbero solo i pagamenti per la compensazione delle risorse a favore della fondazione. Il freno al debito (Schuldenbremse) inserito nella Legge fondamentale, che stabilisce limiti molto stretti per il deficito pubblico, non ne risentirebbe.
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domenica 12 maggio 2019

Trucchi tedeski - Verso il superamento del pareggio di bilancio

Dopo aver imposto il loro Schuldenbremse in Europa, ai primi segnali di rallentamento dell'economia i tedeschi si rendono conto che il pareggio di bilancio è un problema serio e che hanno necessariamente bisogno di qualche trucchetto per aggirarlo. Il fatto che in Germania si torni a parlare dell'assurdità del pareggio di bilancio è sicuramente un buona notizia, la politica di Berlino tuttavia non puo' perdere la faccia e avrà bisogno di qualche soluzione creativa. Ne scrive Mark Schieritz su Die Zeit


Ci sono molti modi per superare una legge che non si adatta più al clima politico del tempo. I politici possono abolirla, possono riformarla o ricorrere alla variante più popolare: interpretarla in maniera creativa. Ed è esattamente questo il destino che minaccia lo Schuldenbremse (il pareggio di bilancio), introdotto quasi dieci anni fà. Mentre nell'opinione pubblica si continua a discutere se la legge sia ancora adeguata ai tempi, a Berlino si sta già pensando al modo migliore per superarla.

Come promemoria: lo Schudenbremse limita il ricorso all'indebitamento del governo. In tempi normali, i governi regionali e statali in linea di principio devono presentare un "bilancio in pareggio". In pratica ciò significa che i Laender non saranno autorizzati a fare nuovo debito, e il governo federale potrà farlo, ma solo in misura molto modesta. La legge era stata introdotta al culmine della crisi finanziaria, quando la spesa per i programmi di stimolo pubblico e per il salvataggio delle banche avevano fatto aumentare il debito pubblico. Solo in Germania, il debito era passato dal 60 % a oltre l'80% del PIL.

Nel frattempo il rapporto debito/PIL è tornato nuovamente a scendere. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi cinque anni in Germania scenderà al 43% del PIL. Si tratterebbe del livello più basso dalla riunificazione. Alla luce di tali previsioni, anche tra gli economisti conservatori le richieste di una riforma dello Schuldenbremse stanno diventando sempre più forti. Ad esempio, Michael Hüther, direttore dell'Institut der deutschen Wirtschaf, da sempre vicino ai datori di lavoro, afferma che dal punto di vista della politica economica si tratta di una legge miope, in quanto "a causa del blocco all'indebitamento non è piu' possibile fare importanti investimenti per il futuro".

L'unica problema: la legge è ancorata nella Costituzione, e per cambiarla, è necessaria una maggioranza di due terzi sia al Bundestag che al Bundesrat. Ma di fronte a un paesaggio politico sempre più frammentato, sarà molto difficile da organizzare. Al momento nemmeno i due partiti piu' grandi messi insieme avrebbero abbastanza voti per farlo. In ogni caso, al Ministero delle Finanze federale guidato dalla SPD si è arrivati alla conclusione che lo Schuldenbremse resterà per anni, se non per decenni.

Per questo i critici si concentrano sui dettagli della legge. Il testo della legge infatti contiene delle scappatoie che in casi speciali consentono allo stato di spendere di più. In particolare, secondo quanto previsto dallo Schuldenbremse, la vendita di beni pubblici non è da considerarsi come un'entrata pubblica. Ciò era pensato per impedire allo stato di risanare il proprio bilancio privatizzando il suo patrimonio e i suoi terreni. Dall'altro lato, ciò significa che l'acquisizione di proprietà da parte dello stato non viene considerata spesa pubblica.

Quindi, se il governo federale si indebitasse per acquistare azioni di una società pubblica che fa investimenti, queste spese, a determinate condizioni, non sarebbero calcolate nel bilancio dello Stato. "Lo Schuldenbremse offre maggiori possibilità di investimento rispetto a quanto a prima vista potrebbe sembrare", afferma Jeromin Zettelmeyer, esperto di finanza pubblica presso il Peterson Institute for International Economics di Washington. Zettelmeyer sa di cosa sta parlando: è stato capo dipartimento al Ministero degli affari economici sotto Sigmar Gabriel e si è confrontato con la necessità di far aumentare gli investimenti pubblici in Germania.

All'epoca della sua introduzione, probabilmente la politica non se ne era interessata piu' di tanto, lo stato anno dopo anno incassava sempre piu' tasse, e c'erano abbastanza soldi. La situazione tuttavia per la prima volta da diversi anni a questa parte sembra essere cambiata. A maggio il Ministero federale delle finanze ha presentato una nuova stima relativa allo sviluppo delle entrate fiscali. Già oggi si può prevedere che lo Stato da ora in poi dovrà accontentarsi di entrate inferiori rispetto a quanto precedentemente ipotizzato, perché l'economia negli ultimi tempi ha perso slancio. I soldi a disposizione diminuiscono, soprattutto perché la coalizione di governo ha già deciso di spendere miliardi di euro per le pensioni, che dal punto di vista politico difficilmente potranno essere recuperati.

Con ogni probabilità, tuttavia, la questione dello Schuldenbremse presto tornerà ad essere al centro del dibattito politico. Perché i grandi partiti vogliono arrivare alla prossima campagna elettorale con dei piani costosi da presentare agli elettori. La SPD per mobilitare la sua base elettorale vorrebbe utilizzare gli investimenti pubblici nell'edilizia abitativa o nella scuola. Poiché molte imprese costruttrici in Germania hanno già cosi' tanti ordini da non poterne piu' accettare di nuovi nel breve periodo, si sta già lavorando a un programma pluriennale di investimenti.

L'Unione, d'altra parte, con il taglio delle tasse vorrebbe recuperare dei punti di consenso politico nel mondo economico e fra i contribuenti. Si stima tuttavia che la completa abolizione del contributo di solidarietà, da solo avrebbe un costo di circa 11,5 miliardi di euro, anno dopo anno. Il freno all'indebitamento perciò, con grande dolore per l'Unione, rappresenta un limite alla riduzione delle imposte. Se fosse possibile spostare gli investimenti su dei bilanci secondari, allora ci sarebbero più soldi per abbassare le tasse.

La tempistica di una tale azione sarebbe favorevole: grazie ai bassi tassi di interesse il governo tedesco al momento può indebitarsi a un costo estremamente basso. Se oggi prende a prestito un euro, fra 10 anni dovrà rimborsarne alle banche meno di 90 cent, dedotta l'inflazione. I partiti perciò sono sempre piu' interessati a dei suggerimenti sul modo in cui il freno all'indebitamento può essere aggirato.

Fra gli economisti si stanno già diffondendo i corrispondenti modelli. La Bundesanstalt für Immobilienaufgaben di Bonn potrebbe essere dotata di capitale, e quindi essere utilizzata per la costruzione di alloggi sociali. In alternativa, il governo federale potrebbe concedergli il diritto di contrarre prestiti che non verrebbero calcolati nel bilancio dello Stato. Anche le ferrovie - una società per azioni di cui il governo federale detiene il 100 % delle azioni - potrebbe procurarsi del capitale aggiuntivo.

Alcuni stati federali stanno già sperimentando tali approcci alternativi. Il Senato di Berlino, ad esempio, per ristrutturare e costruire nuove scuole si sta concentrando sempre di più sui cosiddetti partenariati pubblici-pubblici. Il Land trasferisce i terreni o le scuole da ristrutturare ad una società per l'edilizia residenziale municipale. Questa si fa prestare denaro sul mercato dei capitali, costruisce o rinnova le scuole e le affitta per 25 anni ai diversi municipi della capitale. In questo modo, "nonostante lo Schuldenbremse, gli investimenti necessari per il futuro vengono realizzati su ampia scala", afferma Sebastian Dullien, il nuovo direttore dell'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung di Dusseldorf.

Lo svantaggio: ci sono dei costi aggiuntivi. Una società per l'edilizia abitativa, a causa del suo basso merito di credito, quando deve ottenere nuovo capitale, lo può fare solo pagando tassi di interesse più elevati rispetto allo stato. E una tale società non è nemmeno controllata direttamente dal parlamento. Ciò potrebbe rappresentare un problema se il modello venisse trasferito a livello federale, visto che il Bundestag  solo con una certa riluttanza sarebbe disposto a rinunciare ai diritti di partecipazione in materia di bilancio.

Anche da un punto di vista politico, una tale elusione dello Schuldenbremse per la coalizione di governo non sarebbe di aiuto. L'Unione teme che ciò comprometta la sua reputazione di partito delle finanze pubbliche sane. Scholz, d'altra parte, è preoccupato che i tagli alle tasse indeboliscano permanentemente la base delle entrate dello stato. Ciò potrebbe essere un problema quando i tassi di interesse  a un certo punto torneranno ad aumentare. Perché allora finanziare gli investimenti con dei prestiti potrebbe diventare troppo costoso. Gli aumenti delle tasse, infatti, spesso dal punto di vista politico sono difficili da far accettare, e allora lo stato dovrebbe tagliare la spesa.

Pertanto non è ancora chiaro se i vari piani di simulazione potranno essere implementati nella realtà. Ma è chiaro che più la situazione finanziaria si deteriora, maggiore sarà la pressione per farlo.



Se ne era parlato anche qui:


Marcel Fratzscher: "potrebbe accadere anche in Germania"


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martedì 25 settembre 2018

Peter Bofinger: quei quattro saggi non sono molto saggi

L'UE perde pezzi, la Große Koalition va verso l'implosione, ma il consiglio dei cosiddetti esperti economici, i famosi saggi consiglieri di Merkel dal loro bunker di Berlino continuano a sfornare regole sull'austerità e sul deficit come se non ci fosse un domani. Peter Bofinger, membro del consiglio dei saggi, prende le distanze dai suoi colleghi e critica l'ultima proposta firmata da quattro dei cinque esperti volta ad esportare a livello europeo il famoso Schuldenbremse tedesco, vale a dire un pareggio di bilancio, un temibile "Schwarze Null" da applicare in maniera rigida secondo dei criteri meccanici. Un ottimo Peter Bofinger da Makronom.de


Sul portale VoxEU la settimana scorsa sono state pubblicate due proposte per la riforma dell'Eurozona: una di queste preparata dei miei quattro colleghi del Consiglio tedesco degli esperti economici, e un'altra da un gruppo di economisti francesi che fanno parte del Conseil d'analyse economique francese. La proposta di Lars Feld, Christoph Schmidt, Isabel Schnabel e Volker Wieland è modellata sul "freno all'indebitamento" tedesco (Schuldenbremse) e cambierebbe radicalmente le regole fiscali dell'Eurozona. Un'alternativa interessante la forniscono invece Zsolt Darvas, Philippe Martin e Xavier Ragot il cui modello si basa su di una regola di spesa derivata da un obiettivo di indebitamento pubblico di medio termine.

Entrambe le proposte contengono una regola di spesa, ma differiscono fra loro in maniera fondamentale. Come ancoraggio per la regola sulla spesa, Feld e colleghi preferiscono un criterio di spesa bilanciato meccanicamente. Questo concetto deriva dal Fiscal Compact europeo e impone agli Stati di perseguire un equilibrio di bilancio prossimo al pareggio. Per contro, la proposta francese declina elegantemente la regola del pareggio di bilancio, ancorando la regola di spesa a un obiettivo di indebitamento a medio termine per il quale esiste un margine di discrezionalità. Questa flessibilità può anche essere criticata, ma si può senza dubbio argomentare che è meglio fare affidamento su una propria valutazione piuttosto che su una regola meccanica priva di una ragionevole base teorica.

Nessuna evidenza di un "deficit bias"

Le regole del patto di stabilità e crescita (SWP) sono indubbiamente molto complesse e opache. Tuttavia ciò non significa necessariamente che le regole fiscali della zona euro "non fossero sufficientemente efficaci per limitare il deficit bias dei governi" e che siano state applicate in maniera troppo debole, come ritengono invece i miei colleghi del Consiglio degli esperti economici.

Un confronto internazionale dei saldi strutturali di bilancio mostra che nell'eurozona non vi è stata alcuna "distorsione del disavanzo" (Feld et al.) - al contrario: per molti anni, i disavanzi strutturali nell'eurozona sono stati chiaramente inferiori rispetto a quelli delle altre economie avanzate.


Cio' è stato particolarmente vero dopo la grande recessione. Rispetto al Giappone, al Regno Unito, agli Stati Uniti e all'OCSE nel suo complesso, nell'eurozona la risposta fiscale è stata estremamente debole, fatto che potrebbe essere considerato come una spiegazione decisiva per gli sviluppi macroeconomici estremamente sfavorevoli nell'area euro in quegli anni.

Dal 2014 il saldo strutturale dell'area euro è rimasto più o meno costante, e ciò riflette il fatto che il processo di consolidamento si è fermato. Si può criticare questa situazione in quanto ad esempio, i disavanzi di Francia e Spagna sono stati vicini o addirittura superiori al limite del 3% del Trattato di Maastricht. Ma guardando al passato si può dire che la combinazione fra la politica monetaria espansiva della Banca centrale europea e una politica di bilancio più rilassata ha portato a una ripresa economica piu' sostenuta nell'eurozona. In altre parole: la flessibilità offerta dal patto di stabilità e crescita, soprattutto a partire dal 2014, non è stata uno svantaggio, ma un vantaggio.

Non è affatto ovvio quindi che il principale problema delle regole fiscali dell'eurozona sarebbe "il ben noto deficit bias", come scrivono Feld e gli altri. Piuttosto gli sviluppi dopo la grande recessione hanno mostrato che il problema principale è la mancanza di coordinamento fiscale che durante una recessione molto lunga ha portato a politiche fiscali non sufficientemente espansive nei 19 stati membri. La questione è stata ulteriormente elaborata nel 2015 anche nella cosiddetta relazione dei 5 presidenti e ha portato alla creazione dell'European Fiscal Board, il quale ha il compito di consigliare la Commissione europea al fine di comprendere se la politica fiscale è appropriata sia a livello nazionale che per l'area dell'euro nel suo complesso.

Differenze e somiglianze con il patto di stabilità e crescita

Le norme sulla spesa e la riforma delle regole esistenti proposte da Feld et altri differiscono dalle altre recenti proposte di riforma in quanto intendono mantenere la regola del pareggio di bilancio contenuta nel Fiskalpakt. A tale riguardo, il meccanismo sottostante alla loro proposta non differisce dallo status quo all'interno del quadro fiscale dell'Eurozona che sin dalle riforme del Six Pack del 2011 include un benchmark di spesa pubblica. Questa regola di spesa è concepita per  un percorso di spesa che consenta di raggiungere nel medio termine l'obiettivo di un bilancio strutturalmente in pareggio. Così dice il corrispondente regolamento UE:

"per gli Stati membri che non hanno ancora raggiunto il loro obiettivo di bilancio di medio termine, la crescita della spesa annua sarà inferiore rispetto al tasso di riferimento a medio termine della crescita potenziale del PIL, a meno che il superamento di questa soglia non sia compensato da misure discrezionali di pari importo sul lato delle entrate; il divario tra il tasso di crescita della spesa pubblica e il tasso di riferimento di medio termine della crescita potenziale del PIL è fissato a un livello che garantirà un aggiustamento adeguato verso l'obiettivo di bilancio di medio termine;"

Rispetto al patto di stabilità e crescita, la regola sulla spesa pubblica non rappresenta quindi la principale innovazione della proposta tedesca - l'innovazione consiste nell'introduzione di una sorta di "memoria" all'interno del PSC. Fino ad ora gli stati membri non erano tenuti a compensare i precedenti disavanzi con delle eccedenze corrispondenti: a dover soddisfare i requisiti del patto ci sono solo il disavanzo corrente e le previsioni sul suo corso futuro. La seconda grande innovazione è l'eliminazione delle deroghe per gli scostamenti dagli obiettivi di medio termine (o dai percorsi di aggiustamento per il loro raggiungimento) nel caso di riforme strutturali che comprendano anche investimenti pubblici.

La proposta dei miei colleghi pertanto non è esclusivamente volta a rendere le norme esistenti "più semplici" e "più trasparenti". Con l'introduzione della funzione di memoria il PSC si trasformerebbe in un sistema più o meno identico allo Schuldenbremse tedesco - il che avrebbe conseguenze di vasta portata. Come mostrano le simulazioni di Feld et al. sarebbe la Francia in particolare a dover compensare attraverso pesanti tagli alla spesa il non raggiungimento a partire dal 2013 del parametro di riferimento dello 0,5% nel disavanzo strutturale. La necessità di compensare le deviazioni del passato porterebbe non solo ad una politica pro-ciclica, ma diventerebbe anche un onere molto pesante per un nuovo governo costretto a pagare per gli errori dei suoi predecessori.

Le differenze tra la proposta tedesca e quella francese

A prima vista, si potrebbe pensare che la proposta tedesca sia molto simile a quella del Conseil d'analyse economique, pubblicata nello stesso periodo. In effetti, entrambi i concetti implicano una regola di spesa. Ad un esame più attento, tuttavia, ci sono differenze fondamentali.

In sostanza, gli economisti francesi propongono un modello basato su decisioni politiche discrezionali, mentre i tedeschi propongono un approccio ampiamente basato su delle regole meccaniche. Questa differenza è dovuta al fatto che la proposta francese si astiene completamente dalla definizione di una norma per individuare il disavanzo strutturale. Il loro concetto non ha quindi un ancoraggio quantitativo implicito nell'impegno a raggiungere il pareggio di bilancio.

L'àncora delle regole francesi è invece l'obiettivo di ridurre il rapporto debito / PIL. Gli autori sottolineano esplicitamente che questo obiettivo, ancora una volta non dovrebbe essere determinato da una formula, ma dalle decisioni dei governi. Il percorso per lo sviluppo della spesa è quindi derivato dall'obiettivo di debito e deve essere determinato dalle autorità fiscali nazionali. Se le spese si discostano dal loro percorso obiettivo, dovrebbero essere registrate in un conto di aggiustamento. E se questo conto dovesse superare un valore di riferimento, sarà allora rilevata una violazione delle norme sul debito. Per una tale condotta non è tuttavia prevista una successiva compensazione da effettuarsi con una riduzione della spesa.

"Golden rule" Vs."Schwarze Null"

Per l'ulteriore sviluppo delle regole fiscali europee ci sono quindi due concetti completamente diversi. La proposta tedesca è caratterizzata dalla semplice idea che una politica fiscale ottimale è caratterizzata da un bilancio in pareggio. Da questo ideale, noto come "Schwarze Null", emerge il percorso della spesa pubblica. La proposta francese presuppone invece che gli obiettivi a medio termine della politica fiscale debbano essere determinati in un complesso processo decisionale, e non con delle semplici formule. Tutto sommato, la proposta francese è più vicina allo status quo rispetto a quella tedesca.

Le regole semplici possono avere i loro benefici, ma devono essere ben motivate - e tuttavia non è il caso dello Schuldenbremse tedesco che Feld et al. ora vorrebbero espandere all'intera Eurozona. Nella teoria della politica fiscale tradizionale la "regola d'oro" si trova solo come punto di riferimento per il livello ottimale di debito pubblico da raggiungere. Essa afferma che un aumento del debito pubblico può essere tollerato solo nella misura in cui coincide con almeno un aumento altrettanto consistente della ricchezza netta dello stato. Di conseguenza, finanziare gli investimenti pubblici ricorrendo all'indebitamento avrebbe senso. In effetti, il Consiglio tedesco degli esperti economici diversi anni fa ha pubblicato uno studio sulle regole di bilancio in cui ha espressamente dato il benvenuto alla "regola d'oro" sostenendo "che introdurre un divieto generale di indebitamento(...) [sarebbe] economicamente insensato, come vietare ai cittadini o alle imprese private di prendere denaro a prestito".

Si può criticare la discrezionalità prevista dalla proposta francese. Ma questa offre almeno la possibilità che gli obiettivi di indebitamento consentiti possano essere determinati in un ampio dialogo tra scienza economica e politica, tra economisti nazionali e stranieri, sulla base della teoria economica e delle prove scientifiche disponibili. Soprattutto la proposta potrebbe almeno fornire un margine minimo per gli investimenti finanziati a debito. In questo caso, le probabilità di realizzare una buona politica fiscale negli Stati dell'eurozona saranno sempre maggiori rispetto alla possibilità di mettere tale politica nelle mani di una semplice regola meccanica.

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venerdì 17 agosto 2018

Marcel Fratzscher: "potrebbe accadere anche in Germania"

Marcel Fratzscher è il presidente del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung e conosce molto bene la situazione delle infrastrutture tedesche. In un commento su Die Zeit ci spiega perché dopo anni di austerità un crollo simile a quello di Genova potrebbe accadere anche in Germania e perché non fare gli investimenti pubblici necessari per ammodernare il paese è un crimine a danni delle generazioni future: è necessario fermare la follia del pareggio di bilancio. Un ottimo Marcel Fratzscher su Die Zeit

infrastrutture tedesche necessitano di interventi

La tragedia di Genova ha scioccato molti. La triste verità è che non solo in Italia, ma anche in Germania, l'infrastruttura pubblica si trova in condizioni sempre peggiori. In nessun'altro paese industrializzato occidentale lo stato investe cosi' poco come in Germania. Per questo il crollo del ponte di Genova dovrebbe essere un campanello d'allarme affinché la politica tedesca possa finalmente prendere sul serio la questione della mancanza di investimenti pubblici e avviare una svolta politica. La debolezza degli investimenti pubblici polarizza il paese e la società ed è in definitiva responsabile per il divario crescente fra il sud e il nord e per le condizioni di vita sempre piu' disuguali. Si tratta inoltre di una minaccia per l'attrattività economica e produttiva della Germania e quindi per il lavoro, il reddito e il benessere nel nostro paese.

I fatti parlano da soli: gli investimenti pubblici netti in Germania sono negativi, pertanto i costi di ammortamento dei ponti, delle strade e di ogni altra infrastruttura sono superiori rispetto agli investimenti pubblici effettuati ogni anno. Solo per le infrastrutture di trasporto in Germania ogni anno mancano tra i 7 e i 10 miliardi di euro. E' soprattutto il 30% dei comuni finanziariamente piu' deboli a non poter fare abbastanza investimenti. Cosi' secondo i calcoli del panel comunale della KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau) nei comuni si è formato un collo di bottiglia di investimenti pari a 159 miliardi di euro, di cui 47 miliardi di euro per le scuole e 38 miliardi di euro per le infrastrutture di trasporto comunali.

La preoccupazione tuttavia non è solo per l'infrastruttura pubblica che in molte zone è in piena decadenza, ma anche per la ulteriore crescita del divario fra la Germania del nord e quella del sud. Cosi' i comuni della Germania meridionale, ad esempio, hanno notevoli avanzi di bilancio e in alcuni casi i loro investimenti pro-capite sono piu' di cinque volte superiori rispetto ai comuni del nord. Non si tratta di una divisione est-ovest - anche i comuni della Nordrhein-Westfalen e della Bassa Sassonia hanno problemi crescenti.

Le ragioni di questa situazione spesso non risiedono nel potere decisionale dei comuni, ma nel fatto che questi spesso devono far fronte a delle spese sociali elevate per le quali non vengono adeguatamente compensati. Perciò' questi comuni diventano sempre meno attraenti per le imprese e per i giovani altamente qualificati e disposti a spostarsi che spesso preferiscono migrare verso sud, mettendo in moto un circolo vizioso, con comunità deboli che diventano sempre piu' deboli e comunità forti che diventano economicamente sempre piu' forti.

In questo modo lo stato fallisce in uno dei suoi compiti centrali, e cioè garantire condizioni di vita uguali per tutti in Germania. Il risultato sarà una ulteriore polarizzazione politica, economica e sociale.

La politica dovrebbe affrontare la mancanza di investimenti pubblici attraverso 3 misure. Da un lato dovrebbe avviare una nuova riforma della perequazione finanziaria fra governo centrale e regioni (Bund-Länder-Finanzausgleich), in modo che i comuni finanziariamente più' deboli possano essere meglio equipaggiati e assumersi maggiori responsabilità. Se vogliamo che il federalismo tedesco funzioni è necessaria una maggiore solidarietà fra le regioni e i comuni.

Lo Schuldenbremse (pareggio di bilancio) ha una parte importante della colpa nella difficile situazione di mancanza di investimenti in cui si sono trovati molti comuni e molte regioni. Perché nei momenti difficili molti enti hanno dovuto fare dei tagli finanziari cosi' forti che ora negli uffici di costruzione e pianificazione manca il personale per poter colmare le lacune. Per questo lo Schuldenbremse deve essere integrato da una norma sugli investimenti che garantisca a ciascun comune e regione almeno la possibilità di pareggiare il calo del valore dell'infrastruttura.

I comuni sovra-indebitati devono essere alleggeriti

Come terzo punto il governo centrale e le regioni dovrebbero alleggerire le condizioni dei comuni sovra-indebitati con un taglio del debito, affinché questi possano di nuovo avere la possibilità di investire nelle loro infrastrutture e tornare ad essere attrattivi per le persone e le imprese. Recentemente alla Grecia è stato accordato un taglio del debito. Perché non farlo anche con i comuni tedeschi affinché questi possano rimettersi in piedi e tornare ad agire sotto la propria responsabilità?

Lo stato tedesco vive della sua sostanza. Il deterioramento delle infrastrutture pubbliche è soprattutto un crimine ai danni delle generazioni future. Perché un'infrastruttura forte ed efficiente è essenziale per l'attrattività del territorio tedesco come luogo di insediamento economico e in definitiva per la competitività e la prosperità del nostro paese. Cio' richiede tuttavia un ripensamento fondamentale della dotazione finanziaria dei comuni, della legge sul pareggio di bilancio (Schuldenbremse) e della perequazione finanziaria fra stato e regioni. E' il momento di invertire la rotta nella politica di investimento del governo federale.

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Se ne era parlato anche qui:

L'incubo dello Schwarze Null

Lo Schwarze Null e il fallimento della democrazia

Tutti i danni fatti dallo Schuldenbremse