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venerdì 30 settembre 2016

La politica monetaria ingenua della BCE

David Folkerts-Landau, capo-economista di Deutsche Bank, in occasione del discorso al Bundestag di Draghi, su Die Welt attacca la politica monetaria ingenua della BCE: i tassi a zero stanno distruggendo l'economia europea. Da Welt.de

L'ultima apparizione di Draghi davanti al Bundestag era stata 3 mesi dopo il suo famoso discorso del "whatever it takes". Dal 2012 l'area dell'Euro non ha registrato alcuna crescita economica, ha avuto il peggior sviluppo nel mercato del lavoro tra i paesi industrializzati con una disoccupazione a doppia cifra e oltre il 20% di disoccupazione giovanile, ha raggiunto un livello di indebitamento non sostenibile e livelli di inflazione ampiamente inferiori a quelli definiti dalla BCE. Senza la forte congiuntura tedesca la situazione sarebbe ancora peggiore. Oggi i politici si chiedono legittimamente che cosa è andato storto. 

La crisi esistenziale dell'unione monetaria è evidente nell'erosione del centro politico. Brexit mostra che questo può' portare ad una spaccatura. L'insoddisfazione è radicata nella disoccupazione e nei redditi stagnanti - come accadeva durante la crisi degli anni '30.

Pertanto ci si dovrebbe chiedere fino a che punto la politica monetaria aggressiva, non convenzionale e mai testata della BCE - fino ai tassi negativi - contribuisca ad un aumento dei problemi in Europa.

Non era mai accaduto che una regione fosse cosi' dipendente dalle decisioni dogmatiche di tecnocrati non eletti democraticamente. Vogliamo davvero rischiare il fallimento del principale progetto economico e politico della storia? Le generazioni future non ci perdonerebbero la nostra fiducia ingenua nella politica monetaria. 

Nessun incentivo al cambiamento

Non sono solo i deboli dati economici a far nutrire dubbi sull'efficacia e l'orientamento della politica monetaria - ma soprattutto il fatto che i problemi europei non sono di natura ciclica ma strutturale.

I paesi della periferia non sono in grado di generare una crescita sufficiente per la riduzione del debito e della disoccupazione. Cio' è dovuto alla mancanza di riforme nel mercato del lavoro, come nel sistema giuridico, sociale e fiscale. E i governi non hanno agito poiché la politica monetaria estremamente espansiva della BCE, e in particolare la sua promessa di fare "whaever it takes", hanno reso il non agire l'opzione migliore nel breve periodo.

Per mettere a rischio la loro rielezione con le riforme, i politici hanno bisogno di buone ragioni. Soprattutto nella periferia, dove manca un ampio consenso. Fino al 2012 i tassi di interesse in alcuni paesi erano cresciuti enormemente, c'era il rischio concreto di non poter rifinanziare il debito pubblico. L'insolvenza avrebbe portato ad un programma di salvataggio della Troika, con riforme difficili e tagli alla spesa impopolari.

Gli incentivi a fare le riforme tuttavia sono stati annullati dalla promessa della BCE di aiutare i paesi in difficoltà con il programma Outright Monetary Transactions (OMT) - vale a dire un intervento come acquirente di ultima istanza.

Una generosa sovvenzione per le periferie

Allora la giustificazione ad-hoc era che la divergenza fra i premi per il rischio dei diversi paesi era il segno di una inefficace trasmissione della politica monetaria e non un rischio relativo al paese specifico. 

L'OMT è rimasto nel cassetto fino ad oggi, ma nel quadro del suo programma di QE, insieme alle banche centrali nazionali, la BCE ha iniziato 3 anni più' tardi ad acquistare titoli di stato e obbligazioni societarie in quantità inimmaginabili. Se questo programma -  come ampiamente previsto - sarà esteso fino alla fine del 2017, la BCE potrebbe arrivare ad avere in bilancio circa un quinto di tutto il debito pubblico della zona Euro.

L'annuncio del programma OMT è stato un generoso sussidio nei confronti della periferia. Lo spread medio per i titoli di stato è sceso di quasi 5 punti percentuali. Ad esempio i costi per il pagamento degli interessi in Italia sono scesi di un terzo, sebbene l'indebitamento in rapporto al PIL sia cresciuto. Questo enorme alleggerimento pero' non è stato sfruttato, esattamente come era accaduto al calo dei tassi di interesse dopo l'adesione alla zona Euro. 

Le riforme sono state implementate seriamente solo fino al 2012, mentre i tassi di interesse stavano salendo e il rifinanziamento si faceva difficile. In quegli anni sono state applicate la metà delle iniziative di riforma suggerite dall'OCSE. Lo scorso anno la percentuale è stata inferiore al 20%.

I meccanismi disciplinari sono fuori uso

Dal 2012 i programmi come l'OMT e il QE impediscono all'Europa di vedere la realtà. Con una crescita zero e un deficit del 2.5 % l'indebitamento italiano di oltre il 100% del PIL non è sostenibile. 

Roma paga per i titoli decennali solo un punto percentuale in più' rispetto a Berlino. Gli spread si ampliano - come nel caso del Portogallo - solo quando i mercati temono che un downgrade delle agenzie di rating possa bloccare il QE.

Nonostante le sue buone intenzioni, la BCE ha messo fuori uso i meccanismi disciplinari di aumento degli interessi sul debito, ed è perciò' responsabile per la non implementazione delle urgenti riforme strutturali necessarie. Solo riforme orientate alla crescita potranno impedire una lenta disintegrazione dell'UE causata della stagnazione economica.